Tempesta

SCAFFALE

È un mantra di chi in varie occasioni parla della Resistenza il fatto di rivolgersi ‘soprattutto’ ai giovani che dovrebbero prendere in mano il testimone lasciato dalla generazione che la guerra partigiana l’ha fatta in concreto.
Solo che, troppo spesso, i giovani giù nella piazza o comunque tra chi ascolta non ci sono, sono altrove, tutti presi, nel migliore dei casi, da altri impegni salvifici, tra cui l’ambiente in cui inevitabilmente si troveranno a vivere.
Meno frequente è invece trovare un giovane, nel nostro caso una giovane, che affronta il tema della Resistenza, soprattutto che ci mostra come leggere oggi questa pagina della nostra storia nazionale.
Per questo ci ha profondamente colpito il romanzo “Tempesta”, opera prima di Camilla Ghiotto, edito dalla Salani nel gennaio del 2023.
La protagonista è una giovane diciasettenne che si trova ad avere un padre avanti con gli anni, di cui da adolescente persino si vergogna, ma con cui a poco a poco, soprattutto attraverso la malattia, riuscirà a stabilire un rapporto comunicativo, venendo così a contatto con gli uomini della Resistenza vicentinain particolare il gruppo di studenti che girava attorno al comandante Antonio Giuriolo.
Renzo, il comandante di una formazione partigiana che operava sull’Altopiano di Asiago, era del gruppo di Gigi, Luigi Meneghello, l’amico di una vita, che, dopo il grande rastrellamento del ’44, scese in pianura; nelle vicende del suo gruppo partigiano Renzo si incontra con personaggi storici come i commando inglesi della missione “Ruina” Colombo (Christopher Woods) e Freccia (John P. Wilkinson).
Gli uomini della Resistenza, come suo padre, sembra dirci Camilla Ghiotto, sono personaggi che non dobbiamo mitizzare come guerrieri, ma persone, giovani studenti, da comprendere nella loro non facile scelta esistenziale che li ha portati a salire in montagna come partigiani.
Per lei si è trattato di stabilire una relazione non solo affettiva ma anche culturale con un padre che sentiva distante; ed è stato solo capendo in profondità i valori per cui il padre ha combattuto armi in pugno, valori che poi ha posto con coerenza alla base della sua vita una volta deposte le armi, che Camilla riesce a stabilire un rapporto concreto e vitale con un padre, un rapporto non solo filiale ma profondamente umano e culturale.
Lo stile narrativo di questa opera prima di Camilla Ghiotto va certamente ammirato per la sua profondità nella introspezione del suo rapporto con il padre, anche se a momenti di piacevole scorrevolezza giovanile segue qualche accettabile appesantimento nel ritmo.

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