Un dolore… da stadio

ATTUALITÀ

Anzitutto distinguiamo bene il fatto accaduto dall’evento creato.
Il fatto accaduto è quello purtroppo della morte violenta di Giulia, ferocemente uccisa dal fidanzato Filippo, per la quale, come tanti, abbiamo sentito sincero dolore e una profonda rabbia, non solo per la sua triste fine, ma anche per la famiglia, così come pensiamo con sgomento a cosa possano stare provando i genitori del ragazzo assassino. Una vicenda che ci ha profondamente coinvolti e sconvolti, per la sua assurdità prima ancora che per la sua feroce dinamica.
Il secondo, l’evento mediatico, è invece l’enorme scalpore artatamente creato dai mass-media, coinvolgendo profondamente l’opinione pubblica.
Per il primo, il fatto, o meglio la disgrazia, enorme dolore profondamente sentito, anzitutto per Giulia, poi per il padre e la sorella e, per finire, anche verso i genitori di Filippo che si sono trovati ad avere un figlio ‘bravo ragazzo’ divenuto un feroce assassino.
Per il secondo, l’evento mediatico, per quanto la distinzione sia possibile, un profondo sdegno, il totale disprezzo per gli avvoltoi che si sono accaniti sul corpo già straziato di una ragazza con un insistito e brutale cinismo.
È quello stesso cinismo che porta da anni l’immonda trasmissione “Chi l’ha visto?“ a cercare di creare audience facendo spettacolo con il dolore, con le disgrazie della gente.
Se questa mancanza di pietà umana è prassi presso le rampanti tv commerciali private, difficilmente, e tantomeno con l’audience, la si giustifica presso la tv pubblica cui siamo costretti a pagare il canone.
Basti considerare che per una settimana, mentre si attendeva il funerale di Giulia, ad ogni tg è stato ossessivamente insistito, come fosse un mantra, che la chiesa di Santa Giustina a Padova era stata scelta perché al funerale di Giulia “si attendevano migliaia di persone”; tanto che alla fine, tra i tanti altri, una signora di Varese, intervistata, ha dichiarato di essersi ‘sentita in obbligo di essere presente’.
Un funerale celebrato dal vescovo, alla presenza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per non contare tutti gli altri papaveri che compuntamente si pavoneggiavano, più per essere ripresi che per il dolore verso la terribile fine della sfortunata ragazza.
Il dolore, nostro o quello di altri cui sinceramente partecipiamo, ha una sua dignità, che va sempre doverosamente rispettata; esporre i famigliari coinvolti facendo loro dire quello che provano nel momento del dolore, è una forma di cinica violenza con cui si entra nell’animo di chi soffre.
Se il padre e la sorella di Giulia, ossessivamente sollecitati, hanno accettato una qualche forma di esposizione mediatica, questo non giustifica chi, approfittando del loro dolore, li ha coinvolti, più per creare audience che per una sentita partecipazione umana.
È così che Giulia, secondo noi, oltre che vittima di un femminicidio, è divenuta oggetto di violenza anche da parte della spietata morbosità cinicamente creata ed alimentata dai media di massa.

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