Nel ventennale della sua prima pubblicazione, la Feltrinelli ha ri-edito “Venezia è un pesce” di Tiziano Scarpa. For-malmente si tratterebbe di una guida di Venezia; solo che, da sempre, le guide di Venezia sono un po’ particolari: più che indicarti dove chiedi di andare, ti mandano dove loro vogliono che tu vada.
L’incipit è esplosivo: “Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo.” Immagine questa che viene rinforzata dal successivo: “Sulla cartina geografica, il ponte che la collega alla terraferma assomiglia a una lenza: sembra che Venezia abbia abboccato all’amo.” Questo perché sembra che “Abbiamo avuto paura che un giorno Venezia potesse cambiare idea e ripartire”, come fanno anche i pesci con le loro migrazioni.
Sul piano storico l’autore si chiede: “Come si fa a gettare fondamenta solide sulla melma? I veneziani hanno conficcato nella laguna centinaia di migliaia, milioni di pali… Sotto la basilica della Salute ce ne sono almeno centomila; anche ai piedi del ponte di Rialto, per contenere la spinta dell’arco di pietra… I tronchi si sono mineralizzati proprio grazie al fango, che li ha avvolti nella sua guaina protettiva, ha impedito che marcissero a contatto con l’ossigeno: in apnea per secoli, il legno si è trasformato quasi in pietra.” Persino poetica la metafora che l’autore ne ricava, e cioè che tutti questi pali costituiscono una specie di “bosco al rovescio”, dove cioè gli alberi invece di protendersi verso l’alto, a Venezia sprofondano verso il basso.
Come autore di una guida di Venezia Tiziano Scarpa, da buon veneziano, non può non lasciarti perplesso; infatti: “Dove stai andando? Butta via la cartina! Perché vuoi sapere a tutti i costi dove ti trovi in questo momento?… Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona… Il primo e unico itinerario che ti suggerisco ha un nome. Si intitola: A caso. Sottotitolo: Senza meta”. Anche perché la filosofia che sta alla base del suo ragionamento è: “Smarrirsi è l’unico posto dove vale la pena di andare”.
Quella proposta da Tiziano Scarpa non è solo una Venezia da vedere, magari da parossisticamente fotografare come fanno i giapponesi, ma una Venezia da sentire, una Venezia da vivere in pieno, con tutti e cinque i sensi, che diventano altrettanti capitoli del libro.
Particolarmente interessante è l’effetto che Venezia fa sul suo visitatore: una full-immersion nell’arte e nella bellezza che lascia frastornati; basta, per provata esperienza, una mattina alle Zattere, con un libro ed un caffè, per svuotarti dei tuoi problemi contingenti e riempirti di quella fissità a-temporale della bellezza che a Venezia puoi respirare a pieni polmoni; tanto che Tiziano Scarpa si chiede come facciano i pochi veneziani residenti in città a sopravvivere in questa perenne over-dose di bellezza.