I romanzi di Andrea Vitali pubblicati al di fuori del consueto circuito della Garzanti possono riservare sorprese, anche se non sempre felici. Questa remora è stata largamente superata dalla lettura di “Vivida mon amour” che Andrea Vitali ha pubblicato con la Einaudi di Torino nel marzo di quest’anno.
Colpito dall’avvenenza dei malleoli di Vivida, il protagonista, l’io narrante, medico agli inizi di carriera, racconta le fasi della dura impresa per conquistare la ragazza, i primi timidi approcci fino alla prima tappa, cioè la serata passata in casa di Vivida a guardare a ripetizione un film di Charlie Chaplin.
Nelle successive tappe, una serie di disavventure in cui i romantici ristorantini spariscono nel nulla, sembra che un atroce destino cospiri contro il nostro, che dai malleoli è risalito in ammirazione per tutto il corpo di Vivida, con lei che è disarmante di fronte ad ogni tentativo di dichiararsi; quando, dopo una nutrita serie di rotture definitive ma non troppo, il nostro si dichiara innamorato e chiede a Vivida “E tu?”, questa si limita a rispondere freddamente “Neanche un po’”.
È il solito gioco dell’amore con cui la femmina mette alla prova il suo spasimante per scoprire la serietà delle sue intenzioni; un gioco che spesso si conclude sull’altare, magari con lo scherzo finale di sognare, la notte prima, di non rispondere sì alla domanda fatidica del sacerdote.
Che si tratti due personaggi di Andrea Vitali lo dimostrerebbe il fatto che la vicenda si svolge in riva al lago.
Fa un po’ senso, ma anche tanta nostalgia, tornare ai tempi in cui le ragazze andavano conquistate con un lungo corteggiamento, con le mille disavventure cui uno spasimante andava incontro per realizzare la sua conquista. Ci siamo passati un po’ tutti, e forse oggi ridiamo degli altri solo perché non ricordiamo quello che abbiamo fatto noi stessi.
Ora però sembra che i tempi siano cambiati, non ci si innamora più dei malleoli perché normalmente abbiamo davanti vasti panorami di carne ostentata.
Ormai viviamo tempi in cui prima ci si conosce biblicamente e poi, dopo un rodaggio più o meno lungo, a volte si pensa a concretizzare il rapporto in un matrimonio, più per fini pratici che per consacrare un rapporto affettivo; un matrimonio comunque in cui, come dice Carlo Verdone, “l’amore è eterno finché dura!”
Andrea Vitali, alla sua maniera, ci riporta quindi al mondo ormai scomparso in cui l’innamoramento e la conquista di una ragazza da portare all’altare erano la nostra impresa di apertura alla vita, ormai diventata solo una nostalgia di altri tempi.