Francesco

SCAFFALE

Aspettiamoci per il 2026 una ossessiva valanga di iniziative, non tutte precisamente disinteressate, per il ricorrere dell’8° Centenario della morte di San Francesco d’Assisi; il governo Meloni ha già cominciato con un osceno spot in quello che ormai possiamo considerare il Carosello pubblicitario a cui la premier ha ridotto la doverosa informazione politica.
È stato quindi alla ricerca di un efficace antidoto che abbiamo affrontato la lettura della recente opera di Aldo Cazzullo “Francesco, il primo italiano”, edito dalla HarperCollins nel settembre del 2025; e possiamo dire di averlo almeno parzialmente trovato.
Cazzullo, nel ripercorrere la vita del poverello di Assisi dice che uomini così ne nasce uno al millennio; se quello del primo millennio è stato Gesù Cristo, quello del secondo millennio è stato San Francesco che di Cristo è stato un fedele imitatore.
Diciamo che il racconto di Cazzullo parte da un gesto con cui il giovane gaudente Francesco si spoglia in piazza ad Assisi di fronte all’esterrefatto padre per sottolineare il suo completo totale distacco dalla vita e dagli affetti famigliari per dedicarsi in assoluta povertà alla vita religiosa vissuta secondo i canoni del Vangelo di Cristo.
Tutto il resto del libro è all’insegna dello sforzo di Francesco di mantenere vivo il primigenio spirito francescano contro le tendenze temporali dei suoi stessi seguaci, i frati che non dovevano possedere nulla in assoluto.
Naturalmente se questa coerenza integrale con il principio della povertà totale è stata, per quanto imperfettamente, possibile in Francesco, nel tempo è inevitabilmente venuta meno nei suoi seguaci che oggi possiamo dire non sono così distanti dai beni terreni e temporali.
Così come non ci sembra che Cazzullo abbia svolto compiutamente il tema del rapporto di Francesco con la Natura, dove tutto è fratello o sorella in quanto creatura dello stesso Dio; sembra quasi che il Poverello si rivolga agli uccelli solo perché gli uomini non l’ascoltano.
Dal libro di Cazzullo sembra siano due le persone che più compiutamente hanno accettato e coerentemente vissuto lo stile di vita proposto da Francesco; una è naturalmente santa Chiara che fu in costante contatto col il frate e che portò il suo esempio nel mondo femminile. L’altro è san Antonio di Padova che cercò con l’esempio della sua vita di vivere coerentemente i valori del francescanesimo mentre anche tra gli stessi confratelli questi andavano degenerando.
Un libro questo “Francesco” di Aldo Cazzullo che, al di là di una certa pesantezza e ripetitività narrativa, andrebbe doverosamente letto per essere coscienti di quando ci siamo discostati e nel 2026 ci discosteremo dal primigenio spirito francescano, rendendo quasi blasfemi gli spot indecenti Aspettiamoci per il 2026 una ossessiva valanga di iniziative, non tutte precisamente disinteressate, per il ricorrere dell’8° Centenario della morte di San Francesco d’Assisi; il governo Meloni ha già cominciato con un osceno spot in quello che ormai possiamo considerare il Carosello pubblicitario a cui la premier ha ridotto la doverosa informazione politica.
È stato quindi alla ricerca di un efficace antidoto che abbiamo affrontato la lettura della recente opera di Aldo Cazzullo “Francesco, il primo italiano”, edito dalla HarperCollins nel settembre del 2025; e possiamo dire di aver lo almeno parzialmente trovato.
Cazzullo, nel ripercorrere la vita del poverello di Assisi dice che uomini così ne nasce uno al millennio; se quello del primo millennio è stato Gesù Cristo, quello del secondo millennio è stato San Francesco che di Cristo è stato un fedele imitatore.
Diciamo che il racconto di Cazzullo parte da un gesto con cui il giovane gaudente Francesco si spoglia in piazza ad Assisi di fronte all’esterrefatto padre per sottolineare il suo completo totale distacco dalla vita e dagli affetti famigliari per dedicarsi in assoluta povertà alla vita religiosa vissuta secondo i canoni del Vangelo di Cristo.
Tutto il resto del libro è all’insegna dello sforzo di Francesco di mantenere vivo il primigenio spirito francescano contro le tendenze temporali dei suoi stessi seguaci, i frati che non dovevano possedere nulla in assoluto.
Naturalmente se questa coerenza integrale con il principio della povertà totale è stata, per quanto imperfettamente, possibile in Francesco, nel tempo è inevitabilmente venuta meno nei suoi seguaci che oggi possiamo dire non sono così distanti dai beni terreni e temporali.
Così come non ci sembra che Cazzullo abbia svolto compiutamente il tema del rapporto di Francesco con la Natura, dove tutto è fratello o sorella in quanto creatura dello stesso Dio; sembra quasi che il Poverello si rivolga agli uccelli solo perché gli uomini non l’ascoltano.
Dal libro di Cazzullo sembra siano due le persone che più compiutamente hanno accettato e coerentemente vissuto lo stile di vita proposto da Francesco; una è naturalmente santa Chiara che fu in costante contatto col il frate e che portò il suo esempio nel mondo femminile. L’altro è san Antonio di Padova che cercò con l’esempio della sua vita di vivere coerentemente i valori del francescanesimo mentre anche tra gli stessi confratelli questi andavano degenerando.
Un libro questo “Francesco” di Aldo Cazzullo che, al di là di una certa pesantezza e ripetitività narrativa, andrebbe doverosamente letto per essere coscienti di quando ci siamo discostati e nel 2026 ci discosteremo dal primigenio spirito francescano, rendendo quasi blasfemi gli spot Aspettiamoci per il 2026 una ossessiva valanga di iniziative, non tutte precisamente disinteressate, per il ricorrere dell’8° Centenario della morte di San Francesco d’Assisi; il governo Meloni ha già cominciato con un osceno spot in quello che ormai possiamo considerare il Carosello pubblicitario a cui la premier ha ridotto la doverosa informazione politica.
È stato quindi alla ricerca di un efficace antidoto che abbiamo affrontato la lettura della recente opera di Aldo Cazzullo “Francesco, il primo italiano”, edito dalla HarperCollins nel settembre del 2025; e possiamo dire di aver lo almeno parzialmente trovato.
Cazzullo, nel ripercorrere la vita del poverello di Assisi dice che uomini così ne nasce uno al millennio; se quello del primo millennio è stato Gesù Cristo, quello del secondo millennio è stato San Francesco che di Cristo è stato un fedele imitatore.
Diciamo che il racconto di Cazzullo parte da un gesto con cui il giovane gaudente Francesco si spoglia in piazza ad Assisi di fronte all’esterrefatto padre per sottolineare il suo completo totale distacco dalla vita e dagli affetti famigliari per dedicarsi in assoluta povertà alla vita religiosa vissuta secondo i canoni del Vangelo di Cristo.
Tutto il resto del libro è all’insegna dello sforzo di Francesco di mantenere vivo il primigenio spirito francescano contro le tendenze temporali dei suoi stessi seguaci, i frati che non dovevano possedere nulla in assoluto.
Naturalmente se questa coerenza integrale con il principio della povertà totale è stata, per quanto imperfettamente, possibile in Francesco, nel tempo è inevitabilmente venuta meno nei suoi seguaci che oggi possiamo dire non sono così distanti dai beni terreni e temporali.
Così come non ci sembra che Cazzullo abbia svolto compiutamente il tema del rapporto di Francesco con la Natura, dove tutto è fratello o sorella in quanto creatura dello stesso Dio; sembra quasi che il Poverello si rivolga agli uccelli solo perché gli uomini non l’ascoltano.
Dal libro di Cazzullo sembra siano due le persone che più compiutamente hanno accettato e coerentemente vissuto lo stile di vita proposto da Francesco; una è naturalmente santa Chiara che fu in costante contatto col il frate e che portò il suo esempio nel mondo femminile. L’altro è san Antonio di Padova che cercò con l’esempio della sua vita di vivere coerentemente i valori del francescanesimo mentre anche tra gli stessi confratelli questi andavano degenerando.
Un libro questo “Francesco” di Aldo Cazzullo che, al di là di una certa pesantezza e ripetitività narrativa, andrebbe doverosamente letto per essere coscienti di quando ci siamo discostati e nel 2026 ci discosteremo dal primigenio spirito francescano, rendendo quasi blasfemi gli indecenti spot governativi.

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