M, la fine e il principio

SCAFFALE

E finalmente siamo arrivati al quarto corposo volume che Antonio Scurati ha dedicato alla figura del duce Benito Mussolini; di tratta di “M, la fine e il principio”, edito come sempre dalla Bompiani, in cui viene narrata la ingloriosa morte del duce in fuga, giustiziato dai partigiani.
Da una parte c’è la presa di coscienza di Mussolini di essere stato posto a capo di uno stato-fantoccio, in cui viene fatto agire come una impotente marionetta, che si muove coi fili manovrati da altri; per la sua abitudine all’onnipotenza crediamo sia stata l’umiliazione peggiore.
Quella che nei suoi ultimi giorni Mussolini ha vissuto è infatti una avvilente decadenza anche umana che stride con il personaggio che per un ventennio aveva rappresentato.
Mentre gli ultimi suoi fedeli tentavano di concentrarsi per un’ultima disperata resistenza, il duce, salito su un camion carico di soldati tedeschi, nascondendosi dentro un pastrano militare, stava cercando di raggiungere la Svizzera. Un altro governante italiano, ci vien da considerare, che, come il re e i suoi generali, al momento critico, hanno pensato solo a fuggire. Dentro quel pastrano tedesco l’uomo della provvidenza aveva ormai perduto ogni forma di dignità, smentendo se stesso di fronte alla sua stessa storia.
Noi, per quanto possa contare la nostra opinione e naturalmente 80 anni dopo i fatti, condanniamo l’uccisione senza processo di Benito Mussolini da parte dei partigiani, che sembra sia stata ordinata dallo stesso Sandro Pertini; i giorni erano convulsi, gli avvenimenti incalzavano, ma la riconquistata libertà comprendeva anche il diritto ad avere un equo processo che lo avrebbe messo di fronte alla sua responsabilità storica; la giustizia sommaria è stata una violenza incoerente con gli ideali per cui si diceva di combattere.
Terribile poi la descrizione di quanto è avvenuto in piazzale Loreto a Milano dove i cadaveri di Benito Mussolini e Clara Petacci, oltre a quelli di altri gerarchi fascisti, sono stati appesi con la testa all’ingiù, esposti al ludibrio e all’oltraggio della gente.
Ogni considerazione riguardante lo scoppio della rabbia accumulata per la sistematica violenza subita durante il ventennio non può assolutamente essere accettata come giustificazione di quanto è avvenuto, di un accanimento sui cadaveri che lo stesso Scurati, con l’onestà che gli riconosciamo, durante la trasmissione “Che tempo che fa” ha definito: «È la pagina più nera, delle pagine nere, la più terribile tra tutte le pagine nere del fascismo… ed è la pagina forse più dimenticata.»
Il quarto volume di M conclude un lungo excursus sulla vita di Benito Mussolini, con una serie di brevi biografie di personaggi che lo hanno contornato, come Graziani e Badoglio, che non sono certo scevri da gravi responsabilità storiche sul ventennio fascista e sulla guerra.

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