“Il sogno” è il titolo di una pubblicazione, edita dalla Einaudi nel 2025, ad opera di Roberto Benigni e Michele Ballerin.
Il sogno, secondo Benigni, sarebbe quello dell’Europa unita di cui ripercorre le tappe e le successive intuizioni, a partire dal Manifesto di Ventotene che, spiace dirlo, la premier Meloni non ha ben capito nel suo contenuto ideale e quindi villanamente bistrattato; d’altronde la lettura distruttiva della nostra cultura, considerata di sinistra, è la cifra che ormai caratterizza l’ondata destroide che oggi da noi si è impossessata dei media di massa; non è, come sarebbe accettabile, la contro-cultura in un’ottica di confronto democratico, è semplicemente e totalmente non-cultura, arido deserto.
Parlando ai giovani Roberto Benigni usa la stessa irruenza espressiva di quando recita, snocciolando a mitraglia concetti che ti obbligano a seguirlo.
L’idea di fondo è che il processo verso un’Europa federale sia irreversibile, per cui diventa inutile opporsi. Se lui ci mostra il bicchiere mezzo pieno, non è che ignori quello mezzo vuoto, ma lo vede come una fase da superare, chiamando con forza i giovani a farlo.
I limiti dell’attuale Europa sono evidenti. I cittadini europei sono chiamati a votare i loro rappresentanti in un Parlamento che ha solo il potere di esprimere pareri; perché a decidere è la Commissione dove sono rappresentati i 27 Stati dell’Unione, ciascuno con diritto di veto sulle decisioni da prendere.
Per questo Benigni suggerisce che i singoli Stati su certi punti debbano cedere parte del loro potere, come è normale e naturale negli Stati federali.
Noi, non essendo parte della categoria dei giovani, sull’Europa a venire siamo meno speranzosi dell’ottimista ad oltranza Benigni.
Siamo convinti che la forma di stato federale sia l’unica via perseguibile ma che la strada sia ancora molto lunga, per le resistenze opposte dagli stati, in particolare da quelli più accesamente nazionalisti o, come si dice oggi, sovranisti.
Purtroppo dobbiamo osservare che attualmente l’Europa unita è impegnata in un piano di armamenti per confrontare la Russia di Putin; anche se la Meloni fa sfoggi con formule del tipo “Si vis pacem…”, è inevitabile che quando ci si arma ci si muove in un’ottica di guerra… una guerra verso cui da troppi sintomi ormai è evidente che stiamo irresponsabilmente trotterellando.
Ecco perché per noi, se finalmente non si muovono i giovani per assicurarsi un avvenire di pace tra le nazioni, l’Europa federale raccontata da Roberto Benigni resterà solo un bel sogno.