Resistenza ed eccidi nel vicentino

SCAFFALE

È nostra fondata opinione che, almeno nella ricerca storica, il dato quantitativo possa assumere anche un significato ed un valore qualitativo.
Sarà forse per questo che di fronte alla lettura di “Resistenza ed eccidi nel vicentino” di Gianni e Franco Ghirardini, edito da Mediafactory nel 2018, inorriditi dalle atrocità descritte, ci è venuta la voglia di tentare di tradurne il contenuto in termini numerici, per avere più chiaramente la misura dei fatti riporttati.
Si tratta di una carrellata, in ordine cronologico, forse non completa ma certamente la più completa a nostra conoscenza, dei fatti di sangue avvenuti nel vicentino dal 9 settembre 43 al 9 maggio 1945, cioè il periodo della occupazione nazi-fascista e della Resistenza.
Abbiamo così scoperto che, secondo gli autori, in quel periodo nel vicentino ci sarebbero stati ben 160 fatti di sangue legati alla lotta di Liberazione, con almeno un ucciso, dei quali 94 furono azioni condotte da truppe tedesche e 87 da fascisti; molte sono state condotte in collaborazione di entrambi.
Ai partigiani delle varie formazioni del vicentino andrebbero addebitate 16 azioni, ciascuna puntualmente seguita da feroci azioni di rappresaglia.
Queste 160 azioni registrate hanno provocato qualcosa come 1217 morti, uccisi in scontri o giustiziati, fra i quali possiamo distinguere 285 civili e 860 partigiani. Senza molta convinzione diamo anche il numero dei tedeschi o fascisti uccisi, cioè 72, precisando però che il numero reale è molto maggiore, anche perché non sempre i tedeschi davano i numeri dei loro soldati caduti; noi abbiamo elaborato i dati del libro citato dove a volte gli autori si limitano a dire:”ci furono molte perdite anche da parte tedesca”, senza comunque precisarle.
Un’altra cosa che non può essere taciuta è il fatto sono rari i casi in cui i partigiani torturavano i tedeschi o i fascisti prima di ucciderli. Maltrattamenti, percosse e terribili torture erano invece sistematici da parte dei nazi-fascisti nei riguardi dei partigiani che capitavano nelle loro mani, magari facendo loro scavarsi la fossa, prima di finirli con un colpo di pistola.
A dimostrare che la tortura era sistematica basterebbe citare la camera di tortura allestita presso all’interno delle scuole elementari di Marano vicentino
In molti casi, nelle azioni poi in cui fascisti e nazisti agivano insieme, come nei tanti rastrellamenti, i tedeschi si riservavano il combattimento, mentre lasciavano ai fascisti italiani il lavoro sporco della tortura e delle atrocità inumane.
Mentre prolificano un po’ ovunque nel vicentino le iniziative volte a ricordare a celebrare l’80° anniversario della fine della Lotta di Liberazione, ci sembra giusto avere anche la dimensione quantitativa di quanto è costata al vicentino il ritorno alla libertà.

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