Il recente scandalo della condanna di Marine Le Pen e di una trentina di persone per appropriazione indebita di fondi dello Stato francese ha creato un comprensibile sconcerto ma anche la scomposta indegna reazione da parte della destra italiana; sembra quasi che in Francia siano emigrate in massa le toghe rosse che hanno per decenni imperversato in Italia dove pretendevano che tutti, dico tutti, anche Berlusconi, condannato per frode allo Stato di cui era o era stato premier, osservassero le leggi.
Il concetto poi che una tassa sia un dovere pagarla, che le regole vadano rispettate, esula ormai dalla mentalità di persone come Salvini che ha già superato i venti condoni fiscali, comprese le tasse future con il ‘concordato preventivo’, per finire a quello che è più scandaloso e offensivo, cioè il condono persino delle multe comminate ai no vax per aver messo in pericolo la salute pubblica ai tempi della pandemia da covid.
Ma quello che in questi giorni ci ha più scandalizzato, a parte gli osceni dazi di Trump estesi persino ai pinguini delle isole artiche, è l’atteggiamento di chi, come il ministro Nordio, forse più degli altri dovrebbe aver chiaro il concetto basilare di giustizia, di cui in questo sgangherato governo lui sarebbe il ministro.
A commento del caso Marine Le Pen, Nordio, la registrazione è ancora online, ha testualmente detto “Una persona politica eletta dal voto popolare dovrebbe essere rimossa dal voto popolare più che da una sentenza”.
Se nella sua tronfiezza il ministro si rendesse conto di quanto afferma, ci verrebbe ad essere una specie di extra territorialità dove i politici per i reati che eventualmente compiono, possono essere giudicati solo dal voto popolare: proviamo ad immaginare allora di essere noi, voto popolare, chiamati a votare sulla verità dell’affermazione di Berlusconi secondo cui la minorenne Ruby era la nipote di Mubarak.
Non abbiamo sentito nessuno della faziosa destra governativa dire che quella emessa dal Tribunale di Parigi è una sentenza e che come tale va rispettata, mentre a Marine Le Pen resta il diritto di ricorrere a tutte le vie legalmente previste per fare che venga rivista.
Con la sua uscita il ministro della Giustizia Nordio ha smantellato un concetto che da noi è iscritto a chiare lettere in ogni aula di tribunale, e cioè “la giustizia è uguale per tutti”; così come dovrebbe sapere che in Italia, come in Francia, la sentenza di un tribunale viene emessa e proclamata “in nome del popolo italiano”.
Questo governo, ormai il disegno è evidente, sta tentando di mettere il potere giudiziario, che nella Costituzione è indipendente, sotto il controllo del potere esecutivo; a noi libertari democratici resta il dovere di resistere.