La lettura di “La lunga attesa dell’angelo” di Melania G. Mazzucco, ed. Bur 2008, ci era stata caldamente consigliata da amici entusiasti per quello che considerano un capolavoro letterario.
Si tratta del racconto della vita di Jacomo Robusti, un tintore veneziano in seguito conosciuto come il Tintoretto, uno dei grandi pittori del Rinascimento italiano di fine ‘500.
Di assoluto interesse la descrizione dell’ambiente veneziano in cui il pittore visse, dovendo lottare strenuamente, magari anche contro il titanico Tiziano, prima di imporsi nella ricerca di commissioni di opere, sia nei palazzi della politica come nelle chiese e nei conventi di Venezia.
Accanto alla sua carriera viene riproposta la sua vita famigliare, con la moglie Faustina che oltre a dargli continui figli serve anche a mitigarne gli ardori, riportandolo alla realtà.
C’è in particola una esaltazione per una figlia illegittima, Marietta, che sembra vivere in simbiosi col padre, divenendo anche lei una pittrice ricercata, donna che rompe gli schemi del tempo, vestendosi da maschio.
Viene anche descritto in tutta la sua crudezza un periodo di peste a Venezia in cui il pittore perde dei figli; ma anche gli intrallazzi cui si deve sottostare negli ambienti della Repubblica veneziana del tempo.
Indubbiamente Melania G. Mazzucco riesce a ricostruire con efficacia la vita del Tintoretto; non solo sul piano documentale ma anche su quello stilistico, con una prosa diretta, essenziale ed efficace, senza compiacimenti.
Eppure, pur ammirando il lavoro di ricostruzione storico-artistica, noi non siamo stati presi dagli entusiasmi degli amici che ce ne hanno consigliato la lettura. Sul piano letterario abbiamo apprezzato il lavoro dell’autrice, ma il personaggio del Tintoretto, sul piano umano non l’abbiamo sentito come nostro, non siamo riusciti a partecipare ai suoi entusiasmi e alle sue delusioni; in altre parole abbiamo letto ma non partecipato alla sua vicenda umana.
A noi il personaggio è sembrato abbastanza cinico, così come non sappiamo quanto sia moralmente sostenibile questa sua a volte quasi morbosa predilezione per una figlia rispetto alla numerosa prole che Faustina gli sfornava.
Alla storia dell’arte rinascimentale il Tintoretto passa per le sue opere, non certo per la sua vita, così come ci viene documentata in “La lunga attesa dell’angelo”.