È bastato che Mario Draghi abbia comunicato la lista dei ministri che ha chiamato a formare il suo governo, per farci cadere le braccia per la delusione.
Certo, razionalmente dovremmo concedere anche a questo esecutivo di Mario Draghi il tempo per poter dimostrare le sue eventuali potenzialità; una critica basata solo sulla lista dei ministri, ancor prima che questi comincino ad operare, può essere considerata, se non poco generosa, almeno prematura.
Di fondo c’è comunque che la prima impressione, vista la composizione della compagine ministeriale, non sia certo di uno slancio verso un futuro di cambiamento, ma uno sconsolante ritorno al passato, anzi al peggio del passato di questi decenni; pensare al ritorno dei berluscones, ad un ministro come Brunetta e ad una ministra Gelmini, per noi chiude ogni speranza di un positivo cambiamento verso il futuro.
Se finora si è parlato del ‘manuale Cencelli’ per la composizione di una compagine governativa, d’ora in poi si dovrebbe parlare di un dosaggio Draghi, in cui più che ad un’idea di cambiamento, sempre più avvertita come urgente e necessaria, per fare un governo di finisce per calibrare meticolosamente il peso dei partiti che vengono a comporlo.
La nostra speranza di un governo che attui una forma di coesione tra forze diverse di fronte al grave problema della pandemia, si è infranta di fronte ad una compagine ministeriale fatta con il bilancino partitico.
Inutile dire che, mentre è miseramente naufragato il sistema partitico, incapace di elaborare una proposta politica di respiro nazionale, sono prevalsi i piccoli interessi di partito che Mario Draghi, col suo prestigio internazionale, sarebbe stato chiamato a contemperare.
Invece Matteo Renzi, che potremmo considerare l’Attila della politica italiana, anche perché dove passa lui veramente non cresce più nemmeno un filo d’erba, ha reso esplicito quanto in queste settimane è avvenuto in Italia sul piano politico.
C’è la torta dei miliardi stanziati dall’Europa da dividersi e sembra naturale che ogni forza politica rivendichi la sua fetta, giustificando tutte le capriole politiche come quella, eclatante, di un Matteo Salvini europeista: insomma un cinico e interessato … “cherchez l’argent!”
Noi, pur dando il tempo per smentirci, non ci facciamo illusioni sul governo Draghi; comunque non riusciamo ad esultare come tutti i mass media stanno facendo.
Naturalmente, da parte nostra, nessuna perplessità sul nome Draghi, come personalità degna di prendere in mano le redini di un governo, dopo la squallida vociante caciara della frantumazione partitica, dove uno zero-virgola di Matteo Renzi può essere determinante per impedire qualsiasi soluzione e far crollare il sistema partitico.
Se non fossimo in tempi di pandemia, con una situazione sanitaria nazionale da gestire responsabilmente con un piano vaccinale che sperabilmente arrivi fino a noi, per darci un alito di speranza e di serenità, l’azzeramento della situazione partitica e le nuove elezioni sarebbero state un imperativo morale; purtroppo c’è un’emergenza da gestire, viviamo da mesi nell’incubo simbolicamente concreto della mascherina, che tarpa ogni nostra abituale socialità, ed è squallidamente desolante che alle nostre aspettative salvifiche, Mario Draghi ci proponga ministri come Brunetta e la Gelmini; che squallore!