Coppia aperta, quasi spalancata

TEATRO

(Foto di Giuseppe Santamaria Palombo)
A proposito dello spettacolo “Coppia aperta, quasi spalancata”, recentemente andato in scena al Comunale di Thiene nell’ambito della 42^ Stagione Teatrale, dobbiamo preliminarmente sgomberare il campo: i protagonisti Chiara Franchini e Alessandro Federico non sono Franca Rame e Dario Fo, per quanto quest’ultimo più che l’interprete maschile ne sia stato il regista.
Detto questo, quello visto al Comunale è stato un buon spettacolo con due buoni protagonisti e una buona regia di Alessandro Tedeschi.
Il testo di Dario Fo e Franca Rame ha messo in ridicolo l’idea stessa della ‘coppia aperta’, che era andata di moda qualche decennio fa, ai tempi della liberalizzazione della sessualità dai tradizionali tabù.
Così anche Antonia, di fronte ai continui tradimenti del marito, cerca di farsene una ragione con il mito della coppia aperta, in cui si distingue il rapporto sessuale occasionale, dalla relazione amorosa dove ci si illude che il sentimento dell’amore resti saldo.
Solo che, mentre il marito dispiega in pieno questo concetto, abbandonandosi a continue avventure, la moglie resta in qualche modo ancorata al sentimento e all’amore che aveva portato la coppia al matrimonio, con l’effetto di una esasperante insoddisfazione non solo sessuale ma anche di relazione della coppia.
Cercando di rendere pan per focaccia, Antonia fingerà una relazione extra-coniugale, provocando la gelosia del fedifrago marito.
La ‘morale’ della vicenda è quella che ognuno di noi può derivare; una spettatrice ci ha detto “quante verità abbiamo visto in scena!”
Sul piano recitativo Chiara Franchini e Alessandro Federico, sono stati molto efficaci nel rappresentare le due diverse psicologie dei personaggi interpretati; con qualche sconfinamento, più che perdonabile, nell’istrionesco gestuale (esuberanza giovanile) e con qualche grido di troppo.
Forse alla nuova generazione di attori del teatro italiano qualcuno dovrebbe far capire che il gridato non sempre è ben compreso da chi ascolta, da chi cioè avrebbe il diritto di capire quello che loro recitano.

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