(foto di Giuseppe Santamaria)
Grande spettacolo al Comunale di Thiene; nell’ambito della 44^ Stagione Teatrale è andata in scena per tre serate la commedia “Don Giovanni” con la regia e l’interpretazione di Arturo Cirillo.
Forse bisogna considerare che il Don Giovanni più che solo un personaggio teatrale è una categoria del carattere umano, trattato più volte e in modo diverso nella letteratura mondiale; senza andar a rivangare i classici, è presente sulle scene europee sin dal ‘600 con il personaggio creato da Tirso della Molina. Rappresenta l’uomo cinico e dissoluto, che conquista le donne per sfida e non per amore, in quanto non ha principi morali.
E come per tutti i personaggi che sono posseduti da una smisurata onnipotenza, anche il don Giovanni, in varie forme finirà per soccombere alla propria esagerata passione.
Con un certo coraggio Arturo Cirillo ha costruito il suo don Giovanni basandosi sull’opera di Molière e su quella di Lorenzo Da Ponte, musicata nientemeno che da Amadeus Mozart; ne è risultato un altro don Giovanni, stavolta dominato dal protagonista, Arturo Cirillo.
A parte l’estrema mobilità, a volte persino istrionesca, Cirillo ha giocato con una amplissima tastiera di toni, con un eclettismo nei passaggi umorali ben degno di un grande attore. Non ci si sorprenda se, anche per una certa somiglianza fisica, a volte abbiamo intravisto, se non proprio visto, il grande Dario Fo. Il dialogo con l’usuraio venuto a riscuotere il suo debito, venendo investito da una fiumana di furbeschi convenevoli, con il povero cane ‘aratrato’, ci ha infatti ricordato per certi aspetti il gramelot con cui Dario Fo parlava indifferentemente in inglese o in francese senza conoscerli.
Anche il don Giovanni di Arturo Cirillo alla fine è un perdente, non tanto perché muore, ma perché ha perso la capacità attrattiva della sua focosa ars amatoria, quando la donna non è più vittima del “vorrei e non vorrei”, ma lo vede nella sua pochezza umana di vittima di un vizio, chiuso in un cinismo amorale che non lascia spazio al sentimento.
Fra gli altri personaggi, tutti ben interpretati, a noi è piaciuto particolarmente Giacomo Vigentini nel ruolo di Sganarello, più furbo e saggio del padrone. Imponente e articolata la sceneggiatura, abbiamo gustato sia la musica e che i costumi.