Il gran caldo di questi giorni sembra stia dando in testa a molte persone, tra cui dobbiamo includere alcuni nostri politici di primo piano.
Così, tra i cosiddetti vip, Flavio Briatore se ne esce chiedendosi come faccia una famiglia a vivere con meno di quattro mila (leggi 4.000) euro al mese. A questo squallido figuro, che qualcuno vorrebbe far passare per un maitre-à-penser, ci vien da chiedere se si rende conto di quante sono le famiglie di lavoratori e pensionati che vivono con meno di mille euro al mese, magari facendosi aiutare, finché c’era, dal reddito di cittadinanza.
Ieri il mondo degli aeroporti è stato sconvolto da un bug ad un programma antivirus (almeno dicono) che ha bloccato migliaia di aerei e fatto cancellare migliaia di voli; ma non quello prenotato da Matteo Salvini, il cui volo delle ore 13 da Fiumicino a Linate, tra centinaia di persone incazzate, è partito con solo qualche minuto di ritardo; come dire che in Italia, oltre ai ministri che fermano i treni per scendere dove vogliono loro, abbiamo ministri che fanno volare gli aerei quando tutti gli aeroporti sono bloccati! Un Salvini che comunque deve essersi esposto troppo al sole se va in giro farneticando come europei i recenti successi nazionali di Giorgia in Italia e di Marine Le Pen in Francia, mentre lui in cinque anni è riuscito a portare la sua Lega dal 34 al 9% e rotti.
Ma quella che sembra più colpita dal gran caldo di questi giorni è certamente la premier Giorgia Meloni, che a forza reclama per l’Italia un commissario di peso (leggi un ministro importante) nel governo dell’Europa che si sta formando; solo che lei, a quel governo, con una scusa alquanto penosa e illiberale (il sostegno dei verdi) ha per libera scelta votato contro. Sarebbe un po’ come se Elly Schlein le chiedesse il ministero della salute pubblica.
Ormai nella situazione politica italiana sembra esserci una forma di sistematica dissociazione tra come le cose sono viste e propagandate in Italia attraverso Rai-Meloni, e come poi effettivamente sono vissute in Europa, quella seria.
Giorgia Meloni deve farsene una ragione: i due milioni e trecentomila preferenze da lei raccolte in Italia erano frutto dell’ossessivo slogan ‘scrivete Giorgia’ e non avevano niente a che fare con l’idea dell’Europa; venivano dall’assurda propaganda del tipo “facciamo l’Europa come l’Italia”, non certo da una seria proposta politica.
Le forze sane della politica europea, pur composite e differenziate, visti i risultati delle recenti elezioni, hanno riconfermato un governo europeo di coalizione che va dai liberali ai socialisti, cui adesso si sono aggiunti i verdi. Di Giorgia non c’era di bisogno ma, se voleva, poteva collaborare… lei ha scelto di no!
Magari tenendosi riparata dal sole, la nostra premier cominci piuttosto a considerare le contraddizioni che passano attraverso il suo stesso governo, con Salvini e Tajani su posizioni diametralmente opposte, quando non antitetiche, soprattutto in politica estera.
A condire questa assurda insalata estiva si aggiunga la ministra del turismo che, di fronte alla sua situazione giudiziaria non riesce a trovare la dignità di dimettersi, mentre nel contempo la giunta municipale di Venezia sprofonda nella melma della vergogna.