L’Europa ha bocciato l’Italia

ATTUALITÀ

Se metaforicamente lo paragoniamo ad una pagella scolastica, dovremmo concludere che la Unione Europea recentemente ha bocciato l’Italia in più materie. Stiamo parlando del “Rapporto sullo stato di diritto in Italia” (Rule of Law Report) per il 2024, che non si è ritenuto opportuno pubblicare prima delle Elezioni Europee.
Si tratta di un documento di una cinquantina di pagine in italiano, scaricabile da Internet, in cui l’apposita Commissione europea esamina lo stato di diritto dei singoli paesi dell’unione, indicando per ciascuno le criticità riscontrate in fatto di libertà e democrazia.
Qui evidentemente dobbiamo limitarci a indicarne alcuni rilievi fatti sulla situazione italiana, rimandando gli interessati alla lettura dell’originale.
Un primo importante rilievo viene fatto sulla riforma del premierato per almeno due pericoli, quello di scardinare il sistema del ‘check and balances”, cioè dell’equilibrio dei poteri dello Stato a favore dell’esecutivo, mentre, secondo, al Presidente della Repubblica viene fra l’altro tolta la prerogativa di cercare una maggioranza alternativa o di formare un governo tecnico, soluzione cui in Italia si è dovuti più volte ricorrere.
Bocciata dalla Ue anche la riforma della Giustizia del ministro Nordio, sia per quanto riguarda l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e la limitazione del traffico di influenze; ciò che darebbe spazio alla corruzione, in particolare al ruolo della criminalità organizzata relativamente ai fondi del Pnrr, il cui uso irregolare è già quantificabile in 1,8 miliardi di euro.
Grave l’allarme della UE sulla restrizione della libertà di stampa in Italia, che espone i giornalisti al pericolo di querele per diffamazione, di cui si sono avuti 75 casi nei primi sei mesi dell’anno, così come la limitazione dell’uso delle intercettazioni “potrebbe ridurre la capacità di condurre processi anche nei casi di corruzione”.
In fondo a questo complesso di interventi del ministro Nordio la Ue legge il pericolo del venir meno del fondamentale principio dell’indipendenza dei magistrati prevista dalla Costituzione.
I rilievi della Commissione UE sono particolarmente gravi per quanto riguarda la libertà di informazione, soprattutto come servizio pubblico della Rai, ribattezzata dai media come “Telemeloni” dopo la recente nomina dei vertici. Le auto-difese d’ufficio della premier in questo campo diventano persino patetiche se si pensa che negli ultimi tre mesi i tg della Rai hanno perso qualcosa come un milione di ascoltatori, stanchi delle sistematiche ‘bugie di Stato’.
Una vera beffa, persino ridicola, come da noi già denunciato, sarebbe lo squilibrio informativo della nuova ‘par condicio’ meloniana, che scorpora l’informazione istituzionale dalla propaganda politica.
Resta sullo sfondo l’ormai atavico problema della mancanza di una legge sul conflitto di interessi.
Dal Rapporto della Commissione Ue si evince che più di una sono state le fonti da cui sono stati attinti i dati elaborati; tra queste, oltre a quelle istituzionali o specialistiche di settore, ci sono anche alcuni stakeholders, cioè altre parti coinvolte, come i mass media nazionali; la premier non si è quindi vista degna di trovare tra loro citato, e poter quindi accusare, il quotidiano ‘La Repubblica’, facendolo divenire il capro espiatorio di quelle che lei è riuscita a definire “fake news”, che sarebbero state raccolte dalla Commissione, riducendo il Rapporto ad una vendetta di Ursula von der Leyen per non averla votata; più meschina di così!
Con tutto questo noi non possiamo non essere seriamente preoccupati dal fatto che le criticità riguardanti lo Stato di diritto e la limitazione alla libertà di stampa rilevate dal Rapporto della Commissione UE si configurano come una forma di sovranismo italiano e stanno seriamente minando le basi stesse del sistema democratico così come previsto dalla nostra Costituzione.

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