Da una parte si tratta di un thriller, con ben quattro morti assassinati e con le relative indagini delle forze dell’ordine, polizia e carabinieri che, dopo alterne vicende e qualche colpo di fortuna, portano alla immancabile individuazione dei colpevoli.
Se uno pensa al solito schema narrativo in tinta gialla, sarà sorpreso che il primo delitto avvenga sugli scalini della Rotonda, la villa capolavoro di architettura rinascimentale di Andrea Palladio.
E del Palladio la trama del romanzo è così intrisa che sembra impossibile scinderla dalle indagini in corso, quasi ci sia una specie di rapporto causa ed effetto.
Ciò che ha smosso gli appetiti criminali che sono arrivati addirittura all’omicidio è la supposta esistenza di una serie di disegni di Andrea Palladio che riguardano il teatro, chiamando in causa persino il Teatro Olimpico di Vicenza.
La ricerca di questi disegni teatrali palladiani si estende per tutta la nostra provincia, arrivando fino alla Valle del Rio Freddo, dove vive in pensione il professore di storia dell’arte che a suo tempo il poliziotto aveva avuto come insegnate al liceo; mentre una nipote, guida turistica ed esperta d’arte, diventa una specie di assistente che spiega il senso storico-artistico di ciò che emerge dalle indagini poliziesche.
Sono loro che, conoscendo a fondo l’importanza artistica di Andrea Palladio, in qualche modo riescono a dare le dritte per le indagini sui delitti, introducendo negli elementi di ricerca note che si rifanno all’opera di Palladio, compresi gli interessati mercanti d’arte.
Ecco allora che il fascino di quest’opera di Umberto Matino è proprio quello di intersecare la ricerca poliziesca con le considerazioni artistiche sul grande architetto vicentino.
Matino quasi si diverte a mettere il commissario Bonturi e il maresciallo Piconese, la cui attività investigativa, per quanto meritoria, ha ben poco di artistico, a contatto per una volta con considerazioni artistiche sulle ville venete del Palladio, sui suoi ricercati disegni relativi ad opere teatrali; ma ben oltre le reminiscenze liceali del commissario, per tutti, come per noi, si tratta di entrare nell’animo dell’opera palladiana, di scoprirne i valori e la profondità, trovarne l’identità e la modernità tutte protese all’equilibrio con l’ambiente in cui la singola opera è stata dal Palladio collocata.
Come dire che, al di là della piacevole lettura del thriller che da tempo caratterizza le opere di Umberto Matino, alla fine il lettore non sa più se ha letto un “romanzo giallo”, come recita il sottotitolo, o una interessante lezione di storia dell’arte sull’architettura di Andrea Palladio; o entrambe, come forse erano le intenzioni dell’Autore.