COMM. DOTT. GIOVANNI ROSSI
R. PREFETTO A RIPOSO
NATO IL 9 – 1 – 1839 MORTO IL 26 – 5 – 1926
IN THIENE
ESEMPIO DI SEMPLICI E NOBILI VIRTÙ
CON MENTE ILLUMINATA CON ANIMO GENEROSO
DONAVA TUTTO IL SUO
ALLA BENEFICIENZA CITTADINA
LA CONGREGAZIONE DI CARITA’
RICONOSCENTE
QUALE TRIBUTO DI RIMPIANTO E RICORDO
POSE
Queste parole si intravvedono con difficoltà in una lapide appoggiata lungo il muro all’ingresso del Cimitero di Thiene.
Pochi, passando distrattamente, si chiederanno chi fosse questa persona che Alessandro Giongo a suo tempo ebbe a definire “figura cospicua” di cittadino thienese.
Intanto, chiariamo subito, non si tratta dell’omonimo Giovanni Rossi, di cui non sappiamo nemmeno se fosse parente, l’autore, per intenderci di “Thiene Vecia”, morto nel 1959.
Al contrario il ’nostro’ Giovanni Rossi era nipote di don Sebastiano Rossi, un thienese che fu, tra l’altro, parroco di Ponte di Brenta, autore di una storia di Thiene, lasciata incompiuta in 27 quaderni manoscritti, il cui merito principale, da un punto di vista storico, è quello di aver salvato, ricopiandole, molte pagine della storia di Thiene, in 5 volumi manoscritti, di Anton Maria Scalcerle Fogò; una storia, quest’ultima, considerata scomoda dai maggiorenti della città, tanto che qualcuno, agli inizi del ‘900, ha trovato opportuno farla sparire dal Casino di Lettura, l’allora Biblioteca di Thiene.
Giovanni Rossi, da studente di legge a Padova, andava spesso a trovare lo zio Sebastiano, e lo aiutava nella trascrizione del manoscritto del Fogò, tanto che nei 27 quaderni conservati nell’Archivio Parrocchiale del Duomo di Thiene, è chiaramente visibile la calligrafia della parte ricopiata da Giovanni Rossi.
Il quale, una volta laureato in legge, fece la sua carriera come Regio Prefetto in giro per l’Italia, allora appena nata come nazione, fino alla pensione, dopo la quale si ritirò a vivere a Thiene, fino alla allora eccezionale età di 87 anni.
Qui partecipò attivamente alla vita politica della città, fu eletto più volta consigliere comunale, prodigandosi con la sua esperienza sui vari problemi di Thiene, fra cui anche il problema del recupero del manoscritto Fogò.
Alla sua morte, avvenuta nel maggio del 1926, non avendo famiglia, lasciò tutta la sua proprietà alla Congregazione di Carità, che, in ricordo, gli ha dedicato la lapide di cui abbiamo sopra riportato il testo.
Ora fa estrema malinconia che un personaggio “cospicuo” come Giovanni Rossi, prefetto a riposo, sia quasi del tutto dimenticato, se non da una lapide scolorita ed appoggiata al muro del cimitero.
Non è il solo, perché vicina alla sua c’è, ad esempio, sempre appoggiata ad un muro, la lapide di Bernardo Nodari, colui che ha portato a livello di industria nazionale l’allora quasi artigianale Cartiera di Lugo Vicentino.
Noi crediamo che, se amiamo la storia della nostra città, queste ed altre lapidi vadano anzitutto restaurate e opportunamente sistemate, sempre all’interno del cimitero di Thiene, perché siamo profondamente convinti che di questi concittadini sia più che doveroso ricordare la memoria.