Gli scivoloni della Meloni

ATTUALITÀ

Anche per la Meloni cominciano i vuoti di memoria, i famosi “non ricordo…”, che ebbero il loro apice con il berlusconiano “non ho detto quel che ho detto!”.
Così durante il recente Question Time, la premier si è permessa di fare la sua battuta chiedendo a Renzi di intercedere sul suo amico arabo per ottenere un buon prezzo sulla benzina; al ché Renzi, da buon toscanaccio, ha ricordato alla Meloni la sua idea di qualche anno fa di far uscire l’Italia dall’euro.
“Io non ricordo di aver detto…” ha maldestramente cercato di riparare la sorella d’Italia, un po’ confusa, mentre qualcuno ha poco dopo messo on line sui social una dichiarazione di una bellicosa giovane Meloni che proclamava con forza: “Io penso che l’Italia debba dire chiaramente all’Europa: noi vogliamo uscire dall’euro!”.
Sono parole sue, pronunciate il Parlamento, di una chiarezza inequivocabile, che la premier Meloni ha già dimenticato, nascondendosi dietro un puerile “non ricordo…”
Non è questo il primo scivolone della nostra, a cominciare dal suo perentorio: “Le accise sulla benzina non vanno abbassate, vanno abolite!” cosa che lei puntualmente non ha fatto, anzi le accise le ha aumentate.
Clamoroso lo scivolone più recente con cui la premier ha blindato la legge finanziaria (la Lega ha persino dovuto ritirare tre emendamenti ‘sbadatamente’ proposti), quella stessa premier che dall’opposizione sosteneva che “se il Parlamento non può discutere una legge, vuol dire che non c’è democrazia”.
La Meloni che qualche anno fa voleva far uscire l’Italia dall’euro, è la stessa che oggi sbava per avere dall’Europa gli euro del Pnnr, magari cash, senza dover fare quei noiosi progetti che l’Europa pretende.
Non entriamo poi nel discorso della telefonata-scherzo di cui la premier è stata vittima, un’intervista durante la quale ha detto che la questione Ucraina si trascina ormai da troppo tempo, tanto che sui tg di Stato quella guerra è quasi del tutto scomparsa, ma in realtà purtroppo non certo finita; per finire con la vicenda della fermata del treno su richiesta del cognato, ministro Lollobrigida, la cui mancanza di intelligenza e di buon gusto sono state pienamente dimostrate dalla sua risposta: “Erano liberi di scendere anche gli altri passeggeri!”
Non occorre essere profeti per prevedere che, di scivolone in scivolone, anche questo roboante governo di destra finirà per cadere sotto le sue stesse ridicole contraddizioni, per quanto oggi sia duramente impegnato ad occupare gli spazi informativi, quelli di Stato oltre a quelli privati, per tentare di galleggiare su una auto-referenzialità vuota, fatta di apparenza, di parole senza sostanza. Vista la loro statura morale, non sarà mai troppo tardi!

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