Ricordate il gioco da spiaggia, o da caserma, che crediamo si chiamasse moscacieca, in cui un compagno si girava di spalle e uno degli altri lo colpiva con una sberla sulla mano che gli spuntava da sotto l’ascella; quando si voltava doveva indovinare chi l’aveva colpito se voleva passargli il gioco.
Forse questa è la più aderente metafora di quanto è successo in Italia con la caduta del governo Draghi: un gioco stupido, un po’ criminale, con cui il colpevole alza il dito per schernirsi di ciò che ha fatto.
Proprio quelli, M5S, Berlusconi e Salvini, che gli hanno negato la fiducia in Parlamento ora sono stupidamente impegnati a dare la colpa ad altri, arrampicandosi sugli specchi per dare dare la colpa della crisi al Pd che la fiducia a Draghi l’ha coerentemente votata.
Si arriva al ridicolo con il plastificato Berlusconi che da supposto vecchio saggio, amplificato dalle sue tv, arriva ad affermare che, dopotutto, è stato Draghi a volersi dimettere.
Sembra di assistere ad una farsa dell’assurdo in cui si vuol negare quanto lo spettatore ha visto sulla scena, una riedizione del “non ho detto quel che ho detto”, insomma un negare l’evidenza di una scelta assurda e irresponsabile, con cui è stato troncato un raro magic-moment della politica italiana rappresentata in Europa e nel mondo dal governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.
Un governo nato dalla consapevolezza dell’emergenza nazionale della pandemia, cui si è unito il dramma della guerra in Ucraina, creando in noi un senso di orgoglio per l’autorevole guida di un premier, Mario Draghi, in cui tutti ci riconoscevamo e che ben ci rappresentava in Europa e nel mondo; ma siccome adesso si presenta il problema di come utilizzare i cospicui fondi messi a disposizione dall’Europa per fare le riforme necessarie per affrontare la situazione di grave crisi, ecco che sulla torta si scatenano gli appetiti del redivivo “amico di Vladimir” che con Capitan Fracassa sfrutta l’insulsaggine politica del re travicello Conte, nel chiaro tentativo di poter allungare le dita sulla torta.
Ora la frittata è fatta: al Presidente della Repubblica, Mattarella, non è restato che sciogliere le Camere, una sacrosanta bocciatura di manifesta incapacità, quando non di criminalità, dell’attuale classe politica italiana, con la solita incomprensibile figuraccia di fronte all’Europa, indicendo le elezioni per il 25 settembre, per il rinnovo del Parlamento, a più o meno sei mesi dalla scadenza naturale della legislatura, cui tutti ormai guardavamo.
Noi non sappiamo, soprattutto non vogliamo, fare previsioni sull’esito delle prossime elezioni politiche; ma una cosa ci auguriamo, e cioè che l’elettorato italiano riesca a convogliare nelle sue scelte lo sdegno per quanto è successo questa settimana, in cui nello squallore generale sono emersi, per coerenza morale, personaggi come Brunetta. Carfagna e Gelmini, momentaneamente usciti per protesta da Forza Italia del paron Berlusconi.