Puntuale come l’autunno, è tornato in libreria Andrea Vitali, autore, sempre per la Garzanti, di “Il sistema vivacchia”, altro curioso titolo inserito in quella che ormai è la collana dei “Casi del maresciallo Ernesto Maccadò” della saga di Bellano.
La vicenda, sempre ambientata durante il ventennio, è quella di un processo in pretura a Bellano per un furto di carbone da parte di un cognato del gerarchetto locale con aspirazioni da capopartito.
Naturalmente per un processo ci vuole un avvocato, ed essendo coinvolto il partito di avvocati a Bellano dalla federazione provinciale ne arrivano due… di più non possiamo raccontare.
Tutto questo mentre il maresciallo Maccadò, che ha raccolto la denuncia, è più preso dal dilemma di acquistare un apparecchio radio, visto che è uno strumento molto stimolante per il buon andamento del menage famigliare dell’appuntato Misfatti.
Sul piano narrativo il nuovo romanzo di Vitali presenta almeno due facce.
L’inizio è sfolgorante, un felice ritorno al Vitali prima maniera, col suo procedere veloce, per capitoli brevi, spesso tra loro collegati da una frase o un concetto, anche se gli ambiti narrativi sono diversi; naturalmente la solita levità, la bonarietà umana della vita quotidiana, che rende roboante e ridicola la pomposità con cui il regime prova a sostenersi.
Nella seconda parte il ritmo rallenta, la situazione si ingarbuglia, anche per il gioco dei nomi e cognomi, e viene meno la freschezza iniziale, pur restando al buon livello cui Andrea Vitali ci ha ultimamente abituati.