R4, da Billancourt a via Caetani

SCAFFALE


È anzitutto difficile definire questo lavoro di ricerca e di ricostruzione d’ambiente di Piero Trellini, che lui stesso considera un romanzo; per chiarezza, stiamo parlando di “R4, da Billancourt a Via Caetani” edito dalla Mondadori nel 2023.
Si tratta di un lavoro corposo di circa 700 pagine che ha come protagonista un’auto; non un’auto qualsiasi, ma quell’auto, la Renault 4 rossa dal cui portellone aperto in via Caetani il 9 maggio ’78 a Roma abbiamo intravisto il corpo di Aldo Moro, il presidente assassinato della Dc, rapito il 16 marzo dalle Brigate Rosse che hanno eliminato i 5 uomini della scorta.
Trivellini, con dovizia di particolari, parte da lontano, da quando a Parigi è nata la Renault, con la ricerca dell’auto popolare per uso famigliare che ebbe nella R4, col suo grande portellone posteriore e il muso simpatico, uno storico successo di vendite.
Sempre con assoluta puntualità narrativa, più da giornalista cha da romanziere, Trellini ricostruisce la storia delle Brigate Rosse, un gruppo di giovani che in Italia dall’esaltazione della contestazione giovanile sono passati alla rivoluzione armata perché diceva un loro slogan “il sistema non si cambia, si abbatte!”
C’è un punto che spiega l’evento tragico, cioè il fatto che il 16 marzo, giorno del rapimento, l’on. Aldo Moro stava recandosi in parlamento dove si stava formando un governo Dc con la “non-sfiducia” del Pci di Enrico Berlinguer, il momento più avanzato raggiunto dal “compromesso storico” che l’ossessione anti-comunista di Henry Kissinger, segretario di Stato Usa, non poteva accettare.
E così Trellini ci porta a rivivere quei tragici giorni in cui le speranze da sogni cominciavano a concretizzarsi in realtà da vivere, in nuove situazioni alla ricerca di una democrazia più compiuta, di una Italia non condizionata.
E torna in noi l’antica rabbia, la delusione per l’inciampo posto da alcuni esaltati, poi persino pentiti: “abbiamo non solo sbagliato, ma il grave è che non è possibile rimediare” dice oggi nel libro una di loro. Una strada che i guardiani del mondo, in nome della loro idea di libertà, non potevano permetterci di intraprendere.
Quando nella storia verrà il momento di mettere sui piatti della bilancia i crimini commessi dal comunismo e quelli perpetrati dall’anticomunismo, non sappiamo quali peseranno di più, ma certo tra questi ultimi dovremo annoverare, tra le altre, le uccisioni di Salvador Allende in Cile e di Aldo Moro in Italia.

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