La vita s’impara

SCAFFALE

È stata proprio l’ammirazione che abbiamo da sempre per Corrado Augias, l’imperativo che ci ha spinti a leggere questa sua opera che a noi sembra una sorta di autobiografia; stiamo parlando di “La vita s’impara” di Corrado Augias, edito dalla Einaudi nel 2024.
Una autobiografia non nel senso del racconto della semplice successione dei fatti della propria vita, ma piuttosto della evoluzione del proprio pensiero, della cultura che in qualche modo ha permesso di fissare gli eventi di vita nostra alla realtà del nostro tempo.
Alla soglia dei novanta anni, Augias può dire di aver vissuto l’evoluzione dell’Italia nel secondo dopoguerra, quasi un prototipo di italiano culturalmente serio e onesto; l’infanzia passata in Libia nell’Italia coloniale, la guerra e l’occupazione tedesca fino alla liberazione di Roma. Gli anni di formazione nel collegio cattolico da cui, sembra un caso emblematico, è uscito ateo convinto; poi l’attività di giornalista e quindi il lavoro alla televisione, col recente passaggio dalla Rai melonizzata a La7.
Secondo il suo racconto, questa evoluzione di vita è avvenuta sul piano culturale attraverso l’influsso di tanti maestri, dai classici come Lucrezio a moderni come Renan, Feuerbach, Spinoza, Manzoni e Leopardi.
Da tutti questi e da altri ancora Corrado Augias sembra trarre elementi di cultura che hanno influito sulla sua vita e determinato il formarsi del suo pensiero.
Un punto su cui Augias si sofferma a lungo è il suo rapporto di ateo con la fede, argomento che ha studiato ed approfondito in modo seriamente critico in più opere pubblicate.
A noi, da sempre, quella di Augias più che una convinzione definitivamente acquisita sembra sia un tentativo, culturalmente onesto, di auto-convincimento su qualcosa che si sente il bisogno di continuare a sostenere, alla stregua quasi di una “excusatio non petita”.
Non è certo nostra intenzione entrare nel merito del problema esistenziale del rapporto con la fede, così profondamente sentito e coinvolgente per Augias. Che poi è un problema anche nostro, come crediamo di tutti, ma che pochi hanno il coraggio di affrontare seriamente, preferendo la supina accettazione o il comodo agnosticismo.
Quel che possiamo dire è che altro è secondo noi il rifiuto della pratica religiosa, tipico effetto delle costrizioni della vita in collegio, altro è invece la ben più profonda questione dell’esistenza di Dio.
Noi, con tutta l’ammirazione che abbiamo per Corrado Augias, con tutto il rispetto per le sue convinzioni, ci permettiamo comunque di suggerirgli di provare a dimostrare, non tanto che Dio esiste, quanto più che Dio non esiste, che non c’è un Essere superiore che muove l’universo, che domina il tempo e la vita.
È il nulla, secondo noi, che per sua natura non può esistere.

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