Non ci permettiamo di entrare nel merito della scelta del 78° Premio Strega 2024, il romanzo “L’età fragile” di Donatella di Pietrantonio, edito dalla Einaudi, ma se alla fine della lettura si deve, come è successo a noi, ricorrere alla sovracoperta per capire la trama di quello che si è letto, è difficile poi parlarne.
Protagonista-narratrice, ci sembra, sia una donna, Lucia, la cui figlia, Amanda, tornata da Milano, resta chiusa nella propria camera, senza contatti con gli altri, per poi ritrovarla tra i giovani che protestano attivamente contro una speculazione edilizia di un terreno al Dente del Lupo di proprietà del padre di Lucia, dove c’era un campeggio estivo.
Un terreno che il padre vuol cedere alla figlia Lucia, la quale è restia ad accettarlo, anche perché ad esso è legato il ricordo giovanile di una violenza per la quale sono morte due amiche. Lei sembra essere colta da un senso di colpa perché con un pretesto non era restata con loro ma era andata a Pescara.
Questo è più o meno quello che abbiamo capito noi; se non è così, pur ammettendo i nostri limiti, osiamo affermare che l’autrice non è molto chiara nel delineare le vicende narrate, anche se sa cogliere i sentimenti che ispirano i suoi personaggi.
Con qualche sforzo potremmo dire che il racconto riguarda lo scontro tra generazioni, il dilagare ormai quotidiano della violenza sulle donne, i difficili rapporti tra genitori e figli.
Nessuno nega la bravura e l’efficacia dell’autrice nel delineare situazioni o nell’entrare anche psicologicamente nei personaggi; le nostre riserve riguardano l’organizzazione del tutto in una trama narrativa agevole da seguire; a meno che non sia questa nebulosità il merito del libro.