Un thriller di oltre 340 pagine: stiamo parlando del romanzo “L’estate fredda” di Gianrico Carofiglio, pubblicato dalla Einaudi nel febbraio di quest’anno.
Si tratta, recita il sottotitolo, di “un’indagine del maresciallo Fenoglio”, impegnato, insieme al capitano Valente e al brigadiere Pellecchia in un’indagine sul rapimento e l’uccisione di un bambino, figlio del capomafia della zona di Bari Grimaldi.
Il romanzo, ambientato ai tempi cupi delle stragi di Palermo, narra di un rapimento lampo, cioè fatto per ottenere un immediato riscatto da chi non può fare la denuncia alle forze dell’ordine; difatti Fenoglio e i suoi devono fare indagini anche per accertare che il crimine sia stato realmente compiuto, ciò che i Grimaldi non intendono ammettere. Purtroppo però, questa volta il rapimento è andato male e il bambino viene trovato morto in fondo ad un pozzo.
Naturalmente tutti pensano alla facile ipotesi di una vendetta in una delle eterne faide tra cosche rivali. Se non che, con grande sorpresa di tutti, il capo del clan rivale Vito, Lopez decide di consegnarsi come pentito alle forze dell’ordine.
Seguono giorni di intensi interrogatori, cui assiste anche il sostituto procuratore Gemma D’Angelo, durante i quali Lopez confessa tutta una serie di crimini personali o del suo clan, ma nega con forza ogni responsabilità nel rapimento e nell’uccisione del bambino Grimaldi.
A questo punto il maresciallo Fenoglio e il collega brigadiere devono avviare indagini in altre direzioni, arrivando alla fine a formulare una loro ipotesi, che naturalmente, per motivi di suspense, non possiamo rivelare.
Non si può dire che la lunghezza del romanzo sia scapito dell’interesse del lettore; che deriva piuttosto da quello che potremmo definire lo ‘stile Carofiglio’ il quale descrive compiutamente le varie fasi del procedere delle indagini, anche con spiegazioni tecniche, utili a chi, come noi, si annovera tra i non addetti ai lavori.
Altro aspetto da rilevare è che Carofiglio costruisce personaggi che, con la divisa o meno, sono sempre umanamente credibili, così come realistici sono gli ambienti in cui colloca le sue narrazioni.
Stucchevole anche il senso di autoironia, con la citazione di Italo Calvino secondo cui il ritrovamento di alcuni fiaschi di vino rubati viene descritto in un verbale come “sono casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli”. Poco ci manca che il maresciallo Fenoglio si diverta a raccontare le barzellette sui carabinieri.