Meloni e la disnformazione

EDITOR

Con uno sforzo di buona volontà, dettato più che altro da correttezza deontologica, abbiamo recentemente scritto che sospendiamo un nostro giudizio sul governo della premier Meloni, in attesa di avere elementi concreti per giudicarne l’operato.
Non è un buon segno, in questa ottica, che all’inizio della sua attività di premier si debbano registrare almeno 2 casi di disinformazione, cioè di distorsione, per ignoranza o per precisa volontà, della oggettiva realtà dei fatti, cui una premier dovrebbe moralmente attenersi.
Non ancora insediata come premier, la Meloni se ne è uscita dicendo che il suo governo si sarebbe proposto di recuperare i forti ritardi nella gestione dei fondi europei del Pnnr accumulati dal governo precedente. Con calma fermezza é dovuto intervenire Mario Draghi, facendole presente che, in base all’agenda da lui concordata con l’Europa nell’ambito del Pnnr, il suo governo era perfettamente puntuale nella riscossione delle rate degli aiuti europei, in base ai progetti finora presentati.
Stavolta la smentita l’ha fatta direttamente Draghi in tv e quindi la notizia non poteva essere ignorata, facendo fare una figura di scarsa serietà politica alla Meloni, ancora premier in pectore.
Più recentemente Giorgia Meloni ha detto ai tg che, nel mondo, l’Italia è il paese che ha avuto più morti di Covid pur applicando le misure più pesanti.
A detta degli esperti del settore, dati alla mano, questo non è assolutamente vero.
Secondo Walter Ricciardi, igienista della Cattolica e consulente del ministro Speranza, sulla base dei dati forniti dagli istituti internazionali preposti al controllo della pandemia da covid, quanto afferma la Meloni è perlomeno frutto di informazioni non esatte.
I dati ufficiali infatti dicono che nel 2020, anno in cui l’Italia, per prima in Europa, è stata investita dalla pandemia, nella lista nera dei morti per Covid ogni 100 mila abitanti, l’Italia era al quinto posto, con 123 decessi.
Una volta prese le opportune misure, nel 2021, con le restrizioni imposte e soprattutto con le vaccinazioni di massa, l’Italia risulta essere addirittura al 53° posto nella classifica internazionale dei morti per 100 mila abitanti, con 107 decessi. Nel 2022, in attesa dei dati definitivi, si registra comunque un ulteriore calo.
Secondo uno studio dell’Università di Oxford, dall’inizio pandemia ad oggi, l’Italia sarebbe al 24° posto nella lista nera.
Ridicola poi l’accusa secondo cui i governi di Conte prima e Draghi poi, invece di basarsi sulla scienza, si sarebbero affidati a scelte politiche; un pietoso e ingeneroso tentativo di sminuire l’operato dell’allora ministro Speranza. Come non ricordare l’imperversare dei virologi, mentre i governi venivano accusati di ritardi perché si sono sempre mossi sulla scorta delle informazioni scientifiche che provenivano dall’Istituto Superiore della Sanità.
C’è piuttosto da chiedersi se la decisione di rimandare in corsia i medici no-vax abbia una evidenza scientifica o sia una scelta politica e ideologica, una cambiale in scadenza del consenso elettorale.
Quello che comunque ci fa più paura non è tanto la disinformazione, voluta o casuale, della premier Meloni, quanto più il fatto che in mancanza di una smentita, anche questa fatta ai tg, la disinformazione diventa l’informazione, cioè una distorsione della realtà su cui poi si forma l’opinione pubblica.
Se diventa un metodo, siamo al fascismo!

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