“Patrie smarrite” è un racconto-romanzo edito nel 2001 e ristampato nel 2018 da il Saggiatore, opera dello scrittore-giornalista Corrado Staiano.
La trama risponde ad uno schema ben preciso che si rifà a due diverse realtà: figlio di padre siciliano, di Noto, e di madre lombarda di Cremona, Stajano sente di veder rappresentata in se stesso la situazione italiana del ‘900, quella dei decenni dal fascismo alla seconda guerra mondiale, con tutte le contraddizioni che sono sue, e insieme di tutto un popolo.
Il narratore va in Sicilia per vendere dei terreni paterni e a Noto ritrova molti ricordi e spunti della sua giovinezza trascorsa in quei luoghi poi abbandonati, ritrova architetture, odori, in particolare al momento storico dello sbarco anglo-americano del luglio 1943, quando i fili del potere locale sono stati aggrovigliati.
A Cremona invece, dove va per svuotare la vecchia casa materna, Stajano ritorna ai tempi in cui la città era dominata dal ras Roberto Farinacci che, entrato in rotta di collisione ideologica col duce Mussolini, fu da questi quasi relegato in quella città; una città che, per l’acquiescenza alla virulenza del suo potere, divenne una specie di suo feudo incontrastato da dove, attraverso un suo giornale, attaccava quotidianamente i compromessi di potere del duce, in base ad una sua cieca fede nel fascismo.
Al di là di questi ricordi personali legati alla storia dell’epoca, Stajano ci sembra voglia cogliere quello che già allora faceva presagire l’Italia di oggi, con tutte le sue contraddizioni, che lui come giornalista è chiamato ogni giorno a riportare alla nostra attenzione.
Così, per esempio, a proposito della Sicilia scrive: “Un essenziale problema siciliano è la carenza di cultura di uno Stato di diritto moderno, per ragioni storiche, ma anche per un cinismo diffuso, non il cinismo esibito da Pietro Gobetti, … un cinismo invece che nasce dalla rinuncia. Il paese è quel che è; il mondo è quel che è, non è possibile migliorarlo”.
È, ci sembra, questo passivo fatalismo che rende possibile la sopravvivenza secolare del potere mafioso.
Così come, a proposito di Cremona, Stajano scrive che:
“Farinacci governa Cremona con la tecnica di un capo di bravi che distribuisce beni e prebende, premia i clienti, arricchisce i sudditi fedeli, punisce gli infedeli”.
Ecco perché l’interesse della lettura di questo “Patrie smarrite” di Corrado Stajano sta proprio nella ricerca delle origini di molti dei mali di oggi, una ricerca che per lui ha una dimensione famigliare, ma che di fatto è la storia di una nazione che, ancor oggi, ha smarrito il concetto di Patria come sede del bene comune.