Un romanzo di Andrea Vitali, edito dalla editrice Einaudi nel maggio del 2022, invece che dalla Garzanti, dal titolo pienamente in stile con l’autore “Sono mancato all’affetto dei miei cari”.
Anche il contenuto, la vicenda narrata, è tipico di Vitali, anche se in questo caso, mancando il solito elemento di paragone con la mentalità del periodo del ventennio fascista, la sottile comicità diventa più attuale, più nostrana, quella del nostro tempo.
Il protagonista è il gestore di un affermato negozio di ferramenta, uno che sente con orgogli quasi di svolgere un servizio sociale vendendo viti e chiodi di cui la gente ha bisogno.
Sposato con una moglie che, più che alla ferramenta, bada ai tre figli che crescono, con tutte le incertezze e le difficolta delle nuove generazioni alla ricerca di una loro strada.
Quello che emerge dal romanzo é un paradigma tipico del contrasto tra una generazione che aveva certezze di valori e schemi di vita accettati e tradizionalmente ripetuti, e la nuova generazione che è tentativamente alla ricerca di nuove strade da percorrere.
Così la figlia Alice, maestrina frustrata e moglie di “quell’Anselmo lì” che non ha mai convinto la suocera, anche dopo due nipotini; il fallimento familiare la porta a dedicarsi alla missione di insegnare.
Il padre puntava sui due figli maschi come suoi naturali successori nel negozio di ferramenta. Il primo, l’Alberto, studente fallito, sembrava avviato sulla buona strada finché non ha incontrato la ‘stangona’, figlia di un concessionario di auto, che se lo porta via dal negozio del padre.
Il terzo, il vorace Ercolino, divoratore di libri e di cibo, sembra essere alla ricerca di una sua strada attraverso studi filosofici, di cui il padre non riesce a capire dove sia la concretezza ed un eventuale sbocco pratico per un accettabile progetto di vita.
Il comico del raccontare di Andrea Vitali viene dal fatto che il punto di osservazione di questa complessa vicenda famigliare sarebbe la concretezza tutta lombarda del padre, il cui orizzonte di vita è limitato dalle pareti del negozio di ferramenta, con i conti da chiudere a fine giornata; per lui tutto quello che non ha a che fare con viti e bulloni, è un inutile perdere tempo, considerato anche che tutta la famiglia dipende dal suo ‘dinè’.
È in questo modo che quello qui rappresentato da Andrea Vitali diventa un gustoso quadro sociale in cui ritroviamo le contraddizioni del nostro tempo in cui le nuove generazioni, uscite dagli schemi di vita tradizionali, in realtà brancolano non sapendo esattamente dove andare, con certezze tutte ancora da verificare.