Tatà di Valerie Perrin

SCAFFALE

«Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire».
Così comincia il nuovo romanzo di Valerie Perrin recentemente edito dall’editrice e/o, che si impernia sulla vicenda di Colette, che praticamente risulta essere morta due volte.
Tocca alla nipote Agnès, la narratrice, unica parente di Colette andare dalla polizia per il riconoscimento, scoprendo che si tratta proprio di zia Colette. Ma allora chi è stato sepolto con lo stesso nome tre anni fa?
Il mistero sembra essere contenuto in una valigia di audiocassette che Colette ha lasciato alla nipote, la quale leggendole, potrà risalire ad una storia di famiglia fatta di strane vicende personali, come quella di una ebrea sopravvissuta alla deportazione, la vita di un circo di persone deformi, la vita di un celebre pianista e quella di un mostro sanguinario fino al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon.
Siamo da sempre ammiratori di Valerie Perrin e non ci fanno paura i suoi volumoni di oltre 500 pagine perché sappiamo che una volta afferrato il filo del discorso, la narrazione è sempre vivace e piacevole.
Per questo la nostra impressione è che con “Tatà” Valerie Perrin abbia esagerato, mettendo troppa carne sul fuoco; a chi come noi legge il romanzo in più giorni consigliamo di fissare bene i nomi dei personaggi all’inizio, altrimenti dopo ci si perde in un intreccio di filoni narrativi che si intersecano anche sul piano temporale: come dire che a noi questo romanzo, comunque piacevole da leggere, ha creato una grande confusione in cui abbiamo avuto difficoltà a districarsi.
È vero cara Valerie “tutti abbiamo una storia” e noi siamo sempre interessati a leggere quelle che ci racconti, ma troppe storie insieme ci fanno confusione!

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